MARIA GRAZIA RAVIZZOTTI
– TIPOGRAFA –

…E questa sono io, Maria Grazia, colei che ha preso il testimone del mestiere di famiglia: la tipografia.

In me vivono due personalità ben distinte, in questa foto sono

LA TIPOGRAFA
La tipografa che ha imparato da ragazzina a comporre con caratteri monotype e che quando lavora con la sua Heidelberg “Stella”, si sente felice, appagata, che esulta intimamente nel momento in cui preleva dalla tavola di arrivo fogli quel tale lavoro venuto finalmente perfetto, dopo innumerevoli piccoli spostamenti, magari di un un punto o addirittura di un cartoncino!

Che armonioso, l’incedere ritmato della macchina da stampa, aspirazione, pressione, stampa.

Ma chi l’ha detto che sia un lavoro da… maschio? È un bellissimo mestiere unisex, in cui si miscelano arte, tecnologia, meccanica.

E quell’odore di inchiostro!

Quell’odore di cui era impregnato l’abbraccio di mio padre quando rientrava a casa e che sempre, SEMPRE mi viene in mente quando lo ritrovo anche sui miei indumenti di lavoro.

Il compositoio

È così denominato l’utensile che serve al compositore per allineare i caratteri mobili e formarne delle linee di uniforme estesione (giustezza). Una delle estremità di tale utensile è fissa, mentre l’altra è scorrevole, appunto per poter variare la giustezza; la chiusura della parte scorrevole avviene con congegni a vite, a cuneo, oppure a leva.

Oggi giorno i compositoi sono metallici (…), mentre nei secoli passati non solo erano di legno, ma erano costruiti per una sola giustezza, cosicchè ad un compositore occorrevano tanti compositoi quante erano le giustzza (…).

Si fabbricano compositoi di diversa larghezza e di diversa lunghezza, che contengono da una a parecchie righe di corpo 12. I più consigliabili sono quelli che contengono quattro o sei righe, perché mentre non obbligano a trasferire troppo frequentemente le linee di composizione sul vantaggio, stancano assai meno la mano del compositore.

(Tratto da: “Tecnologia grafica”, Giorgio Rossi, Torino, marzo 1958)

MARIA GRAZIA RAVIZZOTTI
– graphic designer –

…E questa sono sempre io, Maria Grazia che, come scritto sopra, porta in sé due personalità distinte; in questa foto sono ritratta accanto al mio amato Mac.

LA PROGETTISTA GRAFICA
(o Graphic designer, come spiegato qui nella pagina di Wikipedia)

Avevo scelto la scuola per disegnatori grafici pubblicitari con grande convinzione ed entusiasmo, escludendo con determinazione di percorrere le orme paterne; cominciai presto a lavorare come freelance, con mia partita IVA e molta soddisfazione. Il lavoro dei grafici in quel periodo era richiestissimo, erano i tempi dei trasferibili, per capirci, i gloriosi anni ’80, in cui il computer non era ancora approdato! Poi arrivarono tempi difficili in cui mio padre ebbe gravi problemi di salute per cui lo zio Aldo mi propose di insegnarmi a mandare avanti la “boita” ed io accettai questa nuova avventura.
Ben presto scoprii che gli studi fatti a livello teorico molto mi servivano per il mio nuovo mestiere.
Di lavoro ce n’era moltissimo ed io, sull’onda dell’entusiasmo (e del fatturato in crescita) introdussi in azienda una macchina offset; la tipografia Ravizzotti aveva infatti al suo attivo solo macchine tipografiche, una pedalina manuale per bigliettini, ricordini lutto, una Heidelberg “Stella” formato carta cm 25 x 35 ed una Brilli & Ferrando formato carta cm 35 x 50.
Nel 1991 acquistai il mio primo Machintosh ed ero tra le poche tipografie di Torino ad averlo!
Ricordo ancora l’emozione della prima volta che mi accinsi ad eseguire il tutorial per imparare ad usare il mouse! Click, tenere premuto, trascinare… Adesso ci sembra così naturale, all’epoca non lo era affatto.
Fu quindi molto rapido per me trasporre a video le mie conoscenze di impaginatrice tipografica. Fui letteralmente affatata dai primi softwares dell’epoca quali PageMaker e FreeHand. Mi studiai tutti i manuali, che per inciso erano scritti magnificamente, e mi destreggiai ad utilizzarli per i lavori di stampa.