LEANDRO RAVIZZOTTI
Il capostipide della tipografia Ravizzotti fu Leandro Ravizzotti, mio nonno, che iniziò la sua attivià in una piccola “boita”, una piccola bottega, in Via S. Agostino, nell’immediato dopoguerra.
Nonno Leandro era stato in collegio e lì aveva imparato il mestiere di tipografo.
Me lo ricordo sempre allegro e scherzoso. Praticamente parlava in rima, continuamente, aveva inventato tutta una serie di battute che ancora oggi talvolta ricordiamo in famiglia. Quando si accomiatava soleva dire: “Signori miei, anime e carote”. Oppure “In gamba. Fino al ginocchio”. Quando si rivolgeva ad una delle mie sorelle “Ecco Chiaretta, quattro soldi alla fetta”. E così via. Una specie di nostro lessico famigliare insolito e bizzarro.
Ma la vera roccia della famiglia era la NONNA RENATA. Sette figli di cui 5 maschi, me la ricordo che aiutava in tipografia stando alla scrivania posizionata all’ingresso del locale, teneva i conti e faceva mille altri lavoretti. E poi cucinava in maniera superlativa! Noi abitavamo un piano sotto ai nonni e ricordo a Natale una tavolata immensa tutta ingombra di file di agnolotti, con la pasta sottilmente lavorata al mattarello, poi tagliata col coltellino a rotella, i mucchietti di ripieno. I pomeriggi di festa passati a casa dei nonni hanno il ricordo delle palline di cioccolato al rhum e della crema al mascarpone, di cui mi ero fatta dare la ricetta che conservo gelosamente nel mio quaderno da cuoca. Da lei ho sicuramente ereditato la passione per la cucina. Me la ricordo mentre guardava la TV sferruzzando a maglia, sempre impegnata a far qualcosa di utile, anche in un momento di svago.